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Il viaggio è sempre un'avventura avvincente, si è gli artefici di tutte le decisioni in piena autonomia.
Si diventa consapevoli dei propri veri limiti, non quelli imposti dal conformismo.
Inizialmente ci si avvicina al mondo del viaggio recependone i messaggi più semplici ed evidenti quale richiamo: nuovi paesaggi, nuove culture, nuovi incontri.
Con il tempo e l'esperienza, qualora si comprenda (fortuna o sciagura?) "questa è la mia vita", i richiami di poco sopra vengono disposti all'interno di un'entità basilare: il movimento.
Proprio così. Il viaggiatore radicale "mette su" il Movimento come la persona sedentaria la casa, il lavoro, rapporti interpersonali duraturi.
Avvenuto ciò, il Viaggio-Pratica della Filosofia cambia connotati: perde la sua reputazione di evento solo bello e divertente, assume toni drammatici, diventa completa alternativa ad una vita sedentaria, si allunga nel tempo che non ha più valore relativo.
Uno stato d'animo ben preciso accompagna il viaggio: i sensi sempre all'erta consentono di essere totalmente presenti e concentrati nell'immediato.
Ciò crea un senso di godimento esclusivo, oltre ad essere fondamentale in termini di sicurezza. Mi spiego: quante volte ci capita di attraversare la strada senza guardare se sopraggiungono macchine? Nessuno le conta, ma tutti lo fanno.
L'autostrada rettilinea è ben più pericolosa di una strada piena di buche dove è impossibile distrarsi.

Andrea Del Grande
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